Quella della cosmesi è un’industria sempre più rilevante nel mondo e in Italia, dove il maggior distretto produttivo è in Lombardia, che si caratterizza rispetto agli altri settori manufatturieri investendo più del doppio della media in R&S. È dunque un’industria ad alto tasso di innovazione, che non ha paura di sperimentare il nuovo, neanche sul fronte dei pagamenti: è infatti tra le prime ad utilizzare i nuovi servizi fintech di BNPL (Buy Now Pay Later) per il B2B.
A Cura Del Centro Studi Opyn
Partiamo inquadrando il settore. È un mercato enorme: nel 2023, il settore cosmesi e cura della persona genererà un fatturato di 571,10 miliardi di dollari nel mondo, di cui il 27,5% derivante dalle vendite online. Il dato è di Statista, che sostiene che il mercato continuerà a crescere, del +3,8% annuo, fino al 2027. Un trend che sembra inarrestabile e che si basa su alcuni capisaldi: il primo è che il maggior mercato di sbocco è e resterà quello degli Stati Uniti, (91,41 miliardi di dollari nel 2023); il secondo è l’affermazione di nuovi segmenti merceologi come la K-beauty, la skin care coreana di ispirazione confuciana, per cui è necessario prendersi cura di sé – e farlo con ingredienti e modalità naturali. La bava di lumaca, il veleno d’ape, l’estratto di stella marina, le maschere in tessuto sono tutte idee made in Korea. Questo nuovo mercato vale, secondo Allied Market Research, (“K-Beauty Products Market by Product Type, End User and Distribution Channel: opportunity analysis and industry forecast, 2021–2027,) 10,2 miliardi di dollari ed è stimata una crescita del 9% all’anno fino al 2027.
La cosmetica e cura della persona è per l’Italia un’industria importante: dal quadrilatero della cosmetica tra Milano, Brianza, Bergamo e Crema, infatti, arriva il 67% del make-up esportato in Europa, per marchi come Estée Lauder, Dior, Chanel, Lancôme ed Helena Rubinstein. In questo fazzoletto di terra lavora gran parte delle 500 aziende italiane del settore che, secondo i dati di Cosmetica Italia, fatturano 10,5 miliardi di euro con una quota di export che supera l’80% e un investimento in innovazione del 6% sul fatturato – con le aziende leader che arrivano a spendere fino al 15%; mentre le altre industrie si fermano ad un investimento medio del 3%.
Parliamo di una filiera con capifiliera come Intercos, la maggiore azienda di cosmetica del made in Italy, con 673 milioni di fatturato nel 2021 e 16 stabilimenti nel mondo, e una miriade di micro e piccole aziende che lavorano come fornitori o più frequentemente come distributori.
Trattandosi di un settore con un tasso elevatissimo di innovazione, è stato tra i primi ad adottare in maniera massiccia l’approccio omnicanale e l’ecommerce, con grande soddisfazione da parte della domanda. Un sondaggio di Cosmetica Italia e Netcomm, infatti, rileva che negli ultimi 7 anni gli acquirenti online di cosmetica sono aumentati di quasi 17 milioni di unità (+103%): sono in tutto oltre 33 milioni, di cui 23 acquirenti abituali. Una propensione digitale che facilmente è trasmigrata dal B2C al B2B: sempre più aziende, infatti, si aspettano dai propri fornitori un’esperienza d’acquisto smart e omnicanale, anche sul fronte dei pagamenti, proprio come avviene nel mercato consumer
L’acquisto beauty rientra tra quelli cosiddetti di tipo emotivo-voluttuario, che sono anche quelli per cui, secondo uno studio di Capterra, viene più utilizzato il Buy Now Pay Later (strumento online di pagamenti rateali) con cui il 56% degli italiani nel 2022 ha comprato articoli di moda e di abbigliamento; il 34% ha optato per prodotti di elettronica come videogiochi o software e il 26% per quelli di bellezza e cosmetica.
Anche se nel B2B gli acquisti non sono dettati da ragioni emotive, il ricorso al Buy Now Pay Later è comunque una scelta ottimale per aumentare le vendite e andare incontro alle esigenze dei propri clienti, sempre più votati all’innovazione anche nell’utilizzo di nuovi sistemi di pagamento nelle proprie scelte di acquisto.
Secondo un white paper di Intrum, le aziende che hanno resistito alla crisi pandemica grazie ai sussidi, oggi stanno soffrendo per via dell’inflazione e dei tassi elevati. Inoltre, solo il 37% dei retailer nell'ultima ricerca sul rapporto sui pagamenti europei di Intrum è pienamente fiducioso del proprio flusso di cassa per l'immediato futuro. La maggior parte deve camminare sul filo del rasoio: competere per trattenere la propria fetta di acquirenti – da soddisfare con prodotti sostenibili a prezzi accessibili - creando efficienze e stando attenti a conservare liquidità.
Le soluzioni di pagamento Bnpl costruite per il B2B come ad esempio Opyn Pay Later, vanno incontro a queste esigenze, consentendo ai merchant di massimizzare e semplificare le vendite, migliorare i flussi di cassa, ridurre i costi amministrativi ed i rischi di insoluto; allo stesso tempo offrono ai buyer un servizio di rateizzazione dei pagamenti flessibile e al 100% digital.
Cau è un fornitore sardo di prodotti per parrucchieri ed estetisti professionali dal 1984.
“Opyn Pay Later è l’alternativa alle scomode e obsolete forme di pagamento: un servizio di dilazione che si aggancia comodamente alla carta di credito o al bancomat del cliente”. Sfruttando da sempre la tecnologia anche sul fronte dei pagamenti per espandere il business, la scelta di ampliare i propri servizi appoggiandosi ad un sistema di pagamento rateale è stata quasi del tutto naturale. Ed è importante sottolineare che sia stata fatta perché in essa Cau ha intravisto un’opportunità per far evolvere e sviluppare il proprio business. “Vendere di più è sempre un’aspirazione, tra pandemia e crisi energetica abbiamo sempre meno liquidità quindi dilazionare i pagamenti è un aiuto importante anche per i clienti”, dice l’imprenditore. “Se i clienti già pagano con la carta di credito perché non offrire questo servizio di dilazione che funziona comodamente tramite carta? Per il cliente il vantaggio principale è che si libera del pagamento, inserisce la carta e le fatture sono saldate automaticamente”.
Per quanto il settore Beauty e Cura della persona sia, come abbiamo visto, tra i più ricettivi nell’accogliere le innovazioni tecnologiche che possono sostenere il loro business, è anche vero che moltissime aziende vanno ancora in qualche misura formate e informate sulla bontà dell’offerta del BNPL, che è nuova e dunque sconosciuta. “La paura del furto di dati è sempre dietro l’angolo, ma noi stessi stiamo addestrando la rete commerciale” – dice Cau.– “Opyn Pay Later dà un’alta garanzia di protezione dalle frodi online ma ancora un’alta percentuale di aziende non conosce tutti i benefit del servizio”.
Cau è convinto che strumenti fintech come quello che offre Opyn Pay Later saranno “Il futuro dei pagamenti per le aziende: un’impresa che opera nel B2B per poter vendere deve avere una serie di strumenti finanziari e fra le sue opzioni da proporre al cliente non può non esserci questo servizio”.