Il pioniere del P2P lending per imprese lo ha annunciato con un post sul blog: approderà sulla Borsa di Londra entro fine anno (probabilmente già a ottobre)
L’annuncio è stato fatto attraverso la Rete, dove tutto ha inizio e dove tutto si svolge per il FinTech. In un post sul blog, Funding Circle, la britannica che ha cambiato il mondo dei prestiti alle piccole e medie imprese nel Vecchio Continente ha dichiarato ufficialmente a inizio settembre che sarà la prima FinTech europea ad approdare sul mercato. Una decisione che rappresenta un passo fondamentale nel percorso di crescita del gruppo: un percorso vertiginoso che ha visto Funding Circle, dalla fondazione avvenuta 8 anni fa a oggi, prestare “più di 5 miliardi di sterline a 50mila aziende in tutto il mondo”, garantendo agli investitori “ritorni interessanti mentre supportavano la creazione di posti di lavoro in Regno Unito, Usa, Germania e Olanda.”
L’IPO, che potrebbe essere lanciata già a ottobre, riguarderà azioni nuove ed esistenti e sarà aperta anche agli investitori retail. L’obiettivo della quotazione sulla Borsa di Londra è una raccolta di 300 milioni di sterline, che saranno usati per rafforzare il bilancio e far crescere la brand awareness: grazie a questi proventi sarà possibile aggredire nuovi mercati geografici. Ma tra gli effetti collaterali ci sarà anche una dimostrazione pratica dal punto di vista della maturità, della trasparenza e della governance della società: questo almeno è il messaggio di Funding Circle per investitori e richiedenti. Ed è certo che questo evento cambierà nuovamente il volto del FinTech in Europa, trascinandosi dietro probabilmente anche altre quotazioni – Zopa e LendInvest sono le migliori candidate. E ponendo i portali dei prestiti nel marketplace sullo stesso terreno delle banche tradizionali, almeno in Gran Bretagna.
Funding Circle, in particolare, si è di fatto già sostituita alle banche della City nel settore dei prestiti alle PMI – quelle che gli istituti tradizionali finanziano sempre meno e che, attraverso un referral scheme, indirizzano automaticamente alla piattaforma. Eppure non ha ancora raggiunto il break even: secondo i documenti che ha presentato per la quotazione il bilancio riportava un rosso di 35,3 milioni nel 2017 e di 46,6 milioni l’anno prima. Ma questo non sembra scoraggiare gli investitori che attendono con ansia l’evoluzione della storia di questo unicorno FinTech tanto da essere pronti a puntarci fino a 1,65 miliardi di sterline. A questo valore, Anders Holch Povlsen, proprietario della holding Heartland A/S e della catena di fast fashion Bestseller, ha dichiarato di essere disposto ad acquistare il 10% delle azioni.
Nel 2015 Funding Circle aveva quotato il Funding Circle SME, il fondo di P2P lending per le PMI che nel primo anno aveva staccato un dividendo tra il 6 e il 7% e mirava a un rendimento tra l’8 e il 9% a regime (ne avevamo parlato qui). Insomma, davvero una gallina dalle uova d’oro.
Come potrebbe cambiare la struttura della società dopo la quotazione? Per provare a ipotizzarlo è necessario innanzitutto guardare alla struttura societaria attuale. Secondo quanto riporta AltFi, che cita i documenti ufficiali presentati da Funding Circle all’Lse, il maggior azionista è Index Ventures, con una quota del 20%, seguito dai venture capital Accel and Union Square Ventures, che possiedono rispettivamente una quota del 9,1% e del 7,3%. Samir Desai, ceo e co-fondatore, ha una partecipazione del 7,7%, mentre gli altri co-fondatori James Meekings e Andrew Mullinger, rispettivamente del 4,7% e del 4,2%. Se si prende per buona la valutazione massima di 1,65 miliardi di sterline, la quota di Desai avrebbe un valore di 127,5 milioni.
I mille dipendenti sono a loro volta soci: ma non potranno partecipare all’IPO. Così come i grandi azionisti che avranno solo la possibilità di vendere il 25% della propria quota (se superiore allo 0,25% del valore complessivo del gruppo). Questo 25% non finirà nel flottante ma sarà capitale secondario. Inoltre per i membri del board e il management è previsto un periodo di lock-in di 365 giorni, periodo durante il quale non potranno fare trading sul titolo, cosa che invece è concessa ai dipendenti. Il lock-in dura 180 giorni per i grandi azionisti che non hanno ruoli significativi nel board.
La quotazione è vicina. E così il prossimo step del FinTech europeo, sempre più riconosciuto e riconoscibile, sempre più un motore di crescita dell’economia reale.