27 ottobre, 2017

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Scritto da: Redazione Opyn

Perché in Italia c’è un ampio spazio di crescita per il P2P lending, secondo Kpmg

La peggior conseguenza della crisi finanziaria? Il credit crunch. Non è un mistero che a dieci anni dalla crisi la liquidità non sia ancora tornata alla normalità e che nel frattempo siano sorte fonti alternative di finanziamenti, segnatamente il direct lending e il P2P lending. Le banche nel frattempo, pur restando i principali finanziatori delle imprese in Europa e in Italia, hanno dovuto ridurre il rischio favorendo asset di elevata qualità, il che ha migliorato il conto economico delle stesse ma è andato a impattare sulle aziende più piccole e meno liquide che si sono viste via via ridurre le possibilità di ottenere credito.

Non stiamo raccontando nulla in nuovo e lo ripetiamo spesso: per queste imprese il P2P lending rappresenta la nuova frontiera e a oggi l’unica possibilità per recuperare le risorse necessarie alla crescita. In alcuni settori e Paesi più che in altri e sempre di più nel prossimo futuro. Ed è proprio qui la notizia che ci riguarda: secondo uno studio recente di Kpmg, le migliori opportunità di sviluppo per il mercato del P2P lending si trovano nell’Europa meridionale e orientale non Ue. Secondo l’Alternative Lending Index, che la società ha costruito a partire dall’analisi della situazione del credito tradizionale in ciascun Paese, hanno un elevato potenziale per lo sviluppo del mercato alternativo (con un punteggio tra 5,1 e 10) Paesi come Ungheria (prima in classifica con un valore di 6,6), Slovenia, Lettonia, Polonia, Romania (che si collocano tra il 5,3 e il 5,9) e Grecia (5,3). L’Italia si colloca poco più sotto a 4,3, a pari merito con la Spagna e preceduta dal Portogallo (4,9). La media europea è di 4,4. Se questo dato viene incrociato con quello relativo al volume complessivo dei prestiti, ne risulta, secondo Kpmg, che Francia, Germania, Olanda e Svezia siano i Paesi dove il P2P lending ha in assoluto il minor spazio di crescita perché, anche se si tratta di mercati altamente indebitati (rispettivamente con 2,5 miliardi, 2,1 e 843 milioni per l’Olanda e 585 per la Svezia), hanno sistemi del credito tradizionali efficienti. Secondo Kpmg, le economie meglio posizionate in questa corsa sono invece quelle di Polonia, Grecia e Irlanda perché a fronte di un index nella media hanno un mercato dei prestiti più contenuto (tra 100 e 500 miliardi). L’Italia, invece, si colloca in un mercato abnorme oltre i 1.400 miliardi, quarta in Europa dietro solo a Germania, Francia e Regno Unito, ma ciononostante – l’elevato indebitamento del sistema è un freno allo sviluppo del P2P secondo Kpmg – è un contesto favorevolissimo per il credito alternativo. “L’Italia si colloca nella media per valore dell’Indice, cosa che dipende dall’alto indebitamento delle imprese e dal fatto che il costo del funding sia solo leggermente superiore alla media dell’area dell’euro. Tuttavia è relativamente difficile ottenere un prestito in Italia e il credit gap è significativo”, scrivono gli analisti di Kpmg. Insomma, nel prossimo futuro, il Fintech dovrà per forza subire un’ accelerazione.

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