Attrarre sempre più fondi istituzionali per avere maggior cassa da impiegare; attivare agenti sul territorio che funzionino da solicitor per le microimprese richiedenti. Ampliare il veicolo delle cartolarizzazioni e spingere sul modello del software as a service per abilitare l’embedded finance di banche e imprese. Ecco perché, secondo noi, saranno queste le quattro azioni strategiche del fintech italiano
A cura di Gianfranco De Capua – Chief Commercial Officer di Opyn
Il 2022 si apre all’insegna di uno scenario di rottura per l’economia reale. Ci avviciniamo all’uscita definitiva dallo stato di emergenza pandemico che ha portato, dopo le batoste subite dalle aziende, anche una serie di agevolazioni e sussidi. Nella forma soprattutto dei prestiti garantiti che sono stati erogati da banche e fintech con una procedura più snella e rapida.
Il fintech italiano ha segnato due anni di numeri brillanti e la stessa Opyn ha registrato sia nel 2020 sia nel 2021 bilanci record, con erogati che non si erano mai sperimentati prima. Per effetto delle garanzie sui prestiti senza dubbio, ma anche per una maggiore apertura delle imprese nei confronti di strumenti e modalità nativamente digitali.
2022: l’anno del post Covid e della nuova normalità digitale
Nel 2022, di fronte a quello che si prospetta essere il mondo post Covid, un ritorno alla normalità ma con caratteri di novità che non ci abbandoneranno – dall’attitudine tecnologica alla gestione just in time – il fintech italiano si avvia ad una fase di consolidamento di quanto realizzato finora e secondo noi saranno due le direttrici strategiche.
Da un lato le piattaforme punteranno ad allargare le collaborazioni con nuovi partner per riuscire ad ampliare la platea di chi riceve i finanziamenti; dall’altro continueranno a rafforzare le proprie tecnologie, nell’ottica di renderle sempre più modulabili, plug in e cedibili a terzi, come banche o imprese diverse che intendano dotarsi di servizi di embedded finance.
Anche la strategia di Opyn si inserisce in questi due trend e più nel dettaglio, saranno quattro le azioni che saranno rafforzate nei prossimi mesi. Le segnaliamo in quanto riteniamo che saranno quelle che il fintech italiano seguirà da questo momento in poi.
Attrarre sempre più fondi istituzionali
Per incrementare i finanziamenti alle imprese, è necessario innanzitutto avere sempre più cassa a disposizione che ci viene fornita dai partner istituzionali. Molti fondi e intermediari tradizionali ci stanno già affidando cassa da impiegare nei prestiti alle Pmi con l’obiettivo di aumentare il rendimento complessivo dei portafogli dei propri clienti. I private market sono un asset class che attrae sempre più attenzione da parte degli investitori in un mondo dove i bond non stentano a staccare rispetto al rendimento zero (o negativo) e dove i mercati, per quanto potenzialmente redditizi, sono caratterizzati da volatilità crescente. I principali private market, invece, mostrano volatilità relativa inferiore e rendimenti che, almeno dal 2008 e fino a prima del Covid, si sono tenuti sempre sopra il 10% per tutti comparti (lo scrive McKinsey nel suo report annuale sul settore). Il private debt in particolare, che ci riguarda più da vicino, in un 2020 di naturale debolezza si è mostrato resiliente con un calo del 7% rispetto al 2019 (e segnando addirittura un aumento del 16% in Nord America). “La resilienza dell'asset class è dovuta a una tempesta perfetta di fattori di crescita a lungo termine che sono stati integrati nel 2020 da un rinnovato interesse degli investitori per le strategie distressed e situazioni speciali. È probabile che la classe di attività continui a crescere nel 2021, entrando nell'anno con una pipeline di raccolta fondi record”. Il fintech è pronto a cavalcare questa ondata positiva.
Attivare agenti sul territorio per sollecitare le Pmi
Se sul fronte dell’offerta, il crescente interesse degli istituzionali garantisce alle fintech la liquidità che serve per fare prestiti alle imprese, per impiegare correttamente i fondi raccolti in finanziamenti, non si può ignorare l’aspetto dell’origination. Che è ciò che consente di ampliare la platea di imprese richiedenti, che diventano clienti se possiedono tutti i requisiti necessari. I prestiti alle Pmi sono l’asset di private debt che le fintech del lending possiedono e che devono creare di fatto. Non basta certamente il canale sempre aperto e disponibile della piattaforma digitale, ma le imprese vanno in qualche modo sollecitate. Soprattutto le microimprese che sono l’ossatura dell’economia italiana e il target principale del fintech. Secondo l’ultimo Osservatorio su Fintech & Insurtech del Politecnico di Milano, per il 72% delle aziende sotto i 10 dipendenti le banche sono attori di riferimento per la richiesta di anticipo fatture o prestiti. In generale, nessun player non tradizionale gode della fiducia di più del 7% delle microimprese per servizi finanziari. Inoltre, nella scelta della banca di riferimento la vicinanza della filiale è un criterio molto importante per il 27% delle microimprese, mentre il 15% ritiene fondamentale l’offerta di servizi. Per questo Opyn si sta dotando di una rete agenziale interna che a oggi conta 30 professionisti ed è in costante crescita.
Il boom delle cartolarizzazioni
In questo contesto di creazione del mercato italiano del private debt il veicolo ideale che impacchetta gli asset sono le cartolarizzazioni che diventeranno sempre più la norma per le fintech specializzate nel lending. Nel solo 2021 quelle che Opyn ha messo in piedi con la collaborazione di diversi soggetti istituzionali (Banca Valsabbina, Azimut, Banca Ifis, Intesa Sanpaolo) hanno consentito di veicolare oltre mezzo miliardo di euro all’economia reale. Le cartolarizzazioni sono state sempre interamente sottoscritte perché consentono di contenere il rischio nei parametri stabiliti, garantendo il rendimento promesso.
Lo sviluppo del platform as a service
Infine, lo sviluppo fintech va nella direzione di abilitare l’embedded finance. Lo sentiamo dire da almeno due anni e in epoca pandemica il trend ha subito una importante accelerazione. Il modello che abilita l’embedded finance è quello della platform as a service. Opyn si è resa protagonista del primo esperimento italiano con Banca Valsabbina, che potrebbe essere la prima di una serie di altre partnership simili. In sintesi, la banca bresciana erogherà fino a 100 milioni di euro attraverso la tecnologia di Opyn, tramite un'operazione di cartolarizzazione. I prestiti verranno erogati in modalità completamente digitale, con valutazione in 24-48 ore e finanziamenti da 200mila a 800mila euro con durata fino a 72 mesi. L'accordo definisce un tassello fondamentale nel percorso di integrazione del fintech italiano con le istituzioni finanziarie e le Pmi: si tratta di una innovativa progettualità che prevede l'utilizzo – in modalità as a service – del software di Opyn per la valutazione del merito creditizio delle Pmi e delle successive fasi di erogazione, gestione e monitoraggio del credito, nonché della connessa garanzia.
Il modello potrà essere replicato con banche diverse e anche con corporate di qualsiasi ambito di attività che possono, attraverso i prestiti digitali ai propri clienti, offrire un servizio a valore aggiunto e impiegare la propria liquidità in maniera redditizia.
Condividi