Il distanziamento sociale ha reso evidente che la digitalizzazione è l’unica via per continuare a operare in condizioni estreme. Con il rischio pandemico che entra nella normalità – questo è un fatto per ogni settore produttivo – di beni e servizi. E il mondo finanziario non fa eccezione. Ecco perché nei prossimi mesi le collaborazioni tra banche e FinTech sono destinate ad aumentare e a diventare strutturali
Se c’è un effetto collaterale positivo e permanente che è stato innescato dalla pandemia, quello è l’accelerazione della collaborazione tra banche e FinTech e in generale tra operatori finanziari, vecchi e nuovi. Una dinamica che era già in atto ben prima di questa emergenza senza precedenti ma che il distanziamento sociale ha reso necessaria. Le ragioni sono evidenti. E sono contenute, per esempio, nei numeri dell’indagine Retail Banking in the New Reality di Boston Consulting Group che ha rilevato, intervistando 5mila clienti bancari in 15 mercati, un aumento dell’utilizzo dei canali digitali e soprattutto il fatto che il 24% dei consumatori nel mondo (e il 27% in Italia) preveda di utilizzare meno le filiali o di smettere di usarle del tutto anche in futuro.
Il World FinTech Report 2020, pubblicato qualche giorno prima da Capgemini e Efma, d’altronde aveva misurato un approfondimento del gap tra le aspettative dei clienti e l’attuale offerta delle banche tradizionali. Un divario che, secondo l’analisi, dipende dagli scarsi investimenti effettuati nel back-end. È proprio il report a dirlo: “per rimanere competitive e attirare i clienti, le banche dovrebbero dare priorità alla trasformazione del middle-and-back-end attraverso partnership con le FinTech orientate ai dati e incentrate sul cliente, che in ultima analisi miglioreranno anche il front-end. Sebbene gli investimenti complessivi nello sviluppo di nuove tecnologie informatiche siano aumentati dal 24% nel 2016 al 33% nel 2019, le operazioni di middle-and-back-end continuano a basarsi su processi aziendali complessi, spesso manuali, che portano a una frammentazione della customer experience“. E questo chiaramente ne limita l’efficacia rendendo l’esperienza di front-end insoddisfacente: i clienti che ritengono di non avere un rapporto personalizzato con la propria banca sono la metà e quelli che si lamentano di non riuscire a effettuare pagamenti ad addebito diretto per gli acquisti online il 60%. Al contempo, il 48% dei clienti Gen Y ritengono scarsa l’offerta della propria banca e intendono virare verso operatori tech entro un anno. Una minaccia da non sottovalutare.
Anche perché, nel frattempo, grazie alle esperienze altamente personalizzate, in tempo reale e basate sui dati, le BigTech e le challenger bank hanno dimostrato la loro abilità nel saper conquistare i clienti.
Anche le startup FinTech non sono più nella fase di avvio ma sono mature, con un track record solido alle spalle e spesso con tecnologie proprietarie disruptive che sono pronte a cedere a terzi sul mercato. Possederle può fare la differenza tra la sopravvivenza e il fallimento. Per essere interessanti e competitive in un contesto in continuo cambiamento, le banche devono trasformarsi – lo diciamo con le parole di Capgemini-Efma “in Inventive Bank agili e focalizzate sul cliente, abbracciando l’Open X e divenendo sempre più specializzate, convertendosi in fornitori o aggregatori all’interno del nuovo ecosistema aperto“.
Questo era vero anche prima ma tra aprile e maggio, i mesi che hanno cambiato il mondo evidenziando la fragilità del nostro ecosistema produttivo, è diventato lapalissiano. La digitalizzazione è diventata un must have trasversalmente a tutti i settori e non è più un valore aggiunto che si può scegliere di non avere o di abbracciare solo limitatamente. Il mondo dei servizi finanziari non fa eccezione e le banche dovranno, d’ora in poi, rendere strutturale la collaborazione con FinTech e BigTech. Perché finora le partnership sono state episodiche e spesso non fruttuose come avrebbero potuto essere. Sono state poco efficaci per questioni principalmente culturali e di barriera di processo: le stesse banche sono consapevoli che spesso i propri sistemi interni non hanno l’agilità necessaria a garantire reale cooperazione. Senza dubbio sistemi snelli e on demand come quelli che può offrire il FinTech, immediatamente integrabili nei sistemi di legacy bancari, possono fare la differenza e abilitare il cambiamento che oggi è quanto mai urgente.