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Le aziende che scelgono il fintech | Opyn

Scritto da Redazione Opyn | Feb 7, 2017 12:39:22 PM

Sono solide e micro, sono equamente divise tra Nord e Sud in termini di provenienza e chiedono credito soprattutto per fare nuovi investimenti, solo in pochi casi per rifinanziarsi. Ma sono ancora poco digitali. Ecco chi sono le aziende del p2p lending

Chi sono, da dove arrivano e cosa cercano le aziende che chiedono credito attraverso il p2p lending? Per rispondere a queste domande BorsadelCredito.it ha esaminato lo storico delle richieste di prestiti arrivate sul portale dalla partenza come marketplace lending fino a oggi: sono circa 7mila da ottobre 2015 a dicembre 2016. Da questo universo è stato selezionato un campione di circa 2mila soggetti che ci hanno consentito di tracciare le caratteristiche del nostro richiedente tipo.

Che, innanzitutto, è un’impresa micro, ovvero, secondo la definizione della Commissione europea, ha un fatturato sotto i 2 milioni di euro. Più in dettaglio, una maggioranza schiacciante (il 90%) è fatta da imprese con fatturato fino ai 2 milioni, il 9% ha un fatturato tra i 2 e i 10 milioni e il resto (solo l’1%) lo supera.

Le aziende che hanno accesso alla piattaforma di BorsadelCredito.it devono avere almeno un anno di vita, devono poter cioè produrre almeno un bilancio annuale perché la loro richiesta venga presa in carico. Ebbene, solo il 19% di quelle che finora hanno presentato una domanda di finanziamento hanno un’anzianità tra uno e tre anni, mentre il 46% ha un’anzianità tra tre e dieci anni e il 35% ha una storia superiore ai dieci anni.

Non si tratta, insomma, di start-up nell’80% del casi. E questo, probabilmente, spiega perché in media queste aziende siano poco digitalizzate. Il che è un paradosso: almeno il 70% dei richiedenti non ha alcuna presenza sul web. In particolare, il 65% non ha un sito web, il 71% non ha pagine social e il 73% non è segnalata su Maps. Un minus, perché un importante criterio di selezione qualitativo che usa BorsadelCredito.it per la selezione di coloro che otterranno un prestito è proprio la presenza in rete, elemento segnaletico di trasparenza.

Un dato tanto ancora più paradossale se si considera che parliamo nella maggior parte di aziende di servizi e commerciali che della comunicazione via web hanno necessità. La composizione settoriale mostra che proprio i servizi sono quelli con la maggior fetta di richiesti di prestito (28,17%); segue il commercio al dettaglio (23,52%) e all’ingrosso (12,58%) e l’industria (15,54%).

Quanto alla distribuzione geografica, circa l’80% dell’intero campione è spaccato in maniera equanime tra Nord e Sud, mentre al centro Italia risiede il 18% delle imprese esaminate. Ancora, oltre il 50% ha la struttura giuridica di società di capitali (in cui ricade anche la nuova formula della srls), mentre le ditte individuali occupano una frazione del 30% e le società di persone sono il 15%.

Il dato probabilmente più interessante è quello che si evince dall’analisi andamentale che mostra che le pmi che non hanno in curriculum alcun evento negativo (debiti non onorati o protesti o altre situazioni pregiudizievoli anche meno gravi) sono oltre l’90% – tra di esse sono incluse anche le aziende che non hanno avuto alcun rapporto bancario. Solo il 10% dunque ha in curriculum un evento negativo, grave o non grave.

Che le piccolissime siano sane e in qualche misurino finanzino l’economia e le colleghe medie e medio-grandi lo dimostrano anche altre fonti, come per esempio Cerved, che rileva, su un campione molto più ampio di quello di BorsadelCredito.it, come i tempi di pagamento siano decisamente più corti per le microimprese che per le altre categorie. Le microimprese pagano i loro debiti 25 giorni prima delle grandi imprese e 10 giorni prima delle pmi. Un fenomeno su cui pesano soprattutto termini in fattura più stringenti, dovuti al minore potere negoziale.

Infine, le motivazioni principali per cui viene richiesto il credito, sono le stesse che spingono le imprese ad andare in banca: investimenti ed esigenze di liquidità ma con una proporzione invertita rispetto a quella rilevata da Bankitalia per cui la liquidità è preponderante. Nel nostro marketplace lending il 56% delle imprese si rivolge per investimento e il 38% per esigenze di cassa. Se ne può dedurre che si tratti dunque di imprese proattive e più smart rispetto a quelle che si rivolgono alla banca. Imprese che con i prestiti vogliono crescere e migliorare e non semplicemente far fronte alla spesa corrente.