4 luglio, 2017

7 min di lettura

Scritto da: Redazione Opyn

Mai sentito parlare di investimenti innovativi? Ecco la guida step by step

Perché nel caso del P2P lending lasciare la strada vecchia per quella nuova conviene e non deve far paura

La cronaca di questi giorni pullula di storie di risparmio tradito. Storie che oggi riguardano le Popolari venete e i loro obbligazionisti che probabilmente perderanno i risparmi di una vita e che in passato hanno avuto nomi diversi (Mps, Banca Etruria, Parmalat) ma esiti analoghi. Il maggior difetto degli investimenti tradizionali è stato sempre la scarsa trasparenza: pagine e pagine di prospetti informativi difficili da comprendere, profili Mifid sistematicamente ignorati da chi vende i prodotti con la conseguenza che piccoli risparmiatori cassettisti si sono trovati in mano strumenti estremamente rischiosi, nei casi meno gravi costi e commissioni elevatissime non dichiarate.

Insomma, gli strumenti di finanza tradizionale, per dirla con un eufemismo, hanno dato spesso poche soddisfazioni agli investitori. Allora perché non provare qualcosa di diverso e di nuovo? Gli investimenti innovativi sono in Italia ancora una strada poco battuta per i risparmiatori e proprio per questo proviamo a raccontarli in questo post.

Quali sono gli strumenti di investimento innovativi

Innanzitutto, di cosa parliamo: tutto ciò che è mediato dalla tecnologia, il FinTech come discrimine tra nuovo e vecchio. Un esempio di investimenti innovativi è quello rappresentato da roboadvisor che costruiscono portafogli in Etf partendo dalla definizione del profilo di rischio/rendimento del risparmiatore, selezionando gli strumenti più efficienti per gli obiettivi dello stesso e con un’attenzione particolare ai costi di gestione, e monitorando costantemente il paniere che viene aggiustato quando necessario per proteggere il capitale.

Un’altra opportunità è quella offerta dal crowdfunding (letteralmente “finanziamento dalla folla”), tramite Internet, attraverso piccoli contributi di gruppi che condividono un medesimo interesse o un progetto comune, oppure intendono sostenere un’idea innovativa perché diventi un’impresa. Si tratta di un investimento per risparmiatori che hanno un profilo di rischio consapevole: attraverso le piattaforme di equity crowdfunding si può scegliere su quali imprese investire e dunque di quali imprese diventare soci. Per guadagnare con il crowdfunding è necessario aspettare che l’impresa diventi redditiva: a quel punto si potrebbero incassare i dividenti oppure cedere le azioni a un prezzo superiore rispetto a quello a cui le si è comprate. Il rovescio della medaglia è che se la startup non funziona si perde tutto. Per questo, se si sceglie di avventurarsi in questo mondo, vale la pena costruirsi un portafoglio: diversificare su una vasta gamma di startup, 30, 40, anche 100. Secondo uno studio della Willamette University con Kauffman Foundation e Nesta, i ritorni per gli angel investor relativamente ad un portafoglio ben diversificato sono in media pari a 2,2 volte l’ammontare dell’investimento.

Il Peer to Peer Lending: il nuovo modo di far credito nel mondo

Un modo alternativo – e meno rischioso – per finanziare le imprese è il peer to peer lending, che è quello che fa BorsadelCredito.it: in questo caso l’investitore – che noi chiamiamo non a caso “prestatore” – finanzia direttamente le PMI italiane: non startup ma imprese con almeno un anno di attività e un volume di affari già consistente. E lo fa investendo in un portafoglio diversificato, che contiene decine o centinaia di prestiti, che danno un rendimento lordo di oltre il 5%.

I vantaggi, dunque, sono evidenti e proviamo a riassumerli di seguito:

  • Il rendimento, che è ben superiore a quello degli investimenti tradizionali in qualche modo paragonabili (lo dimostriamo ogni mese con le statistiche in cui mettiamo a confronto i rendimenti).
  • La trasparenza. Quello di BorsadelCredito.it è innanzitutto un prodotto che non ha costi nascosti di alcun tipo. Ma la trasparenza riguarda anche il paniere stesso: accedendo al suo profilo, il prestatore può vedere in tempo reale quali sono le aziende a cui sta prestando, qual è il merito di credito di ognuna e se il prestito viene restituito puntualmente o è in ritardo. E questo in qualsiasi momento, 24 ore al giorno, 7 giorni alla settimana.
  • La protezione. Se la trasparenza è uno dei pilastri della strategia attraverso la mitigazione del rischio, l’altro è il Fondo di protezione, un salvagente che copre eventuali insoluti e che è a carico della aziende che ricevono il prestito: il capitale di chi presta è sempre protetto dalle perdite attese.
  • La condivisione. Tra i vantaggi ce n’è uno che è forse il più immateriale, ma a cui chi già conosce e “usa” il P2P lending – e su BorsadelCredito.it i prestatori attivi sono più di mille – attribuisce grande valore. Questa caratteristica è la condivisione: il P2P lending è tra tutti gli strumenti di investimento quello che più valorizza la sharing economy, quell’economia collaborativa che mette al centro le relazioni e attraverso cui beni, servizi e competenze vengono scambiate tra pari, disintermediando gli operatori tradizionali, ovvero le banche, nel caso in oggetto. In questo caso i prestatori sostengono l’economia reale, con benefici per tutta la comunità produttiva.

Visto che non esiste l’investimento perfetto, ma solo quello più adatto a un certo profilo di investitore, è indubbio che anche il P2P lending vada conosciuto al meglio per comprenderne tutte le potenzialità: prima di sposare un certo tipo di investimento è sempre meglio conoscere pregi e difetti… un po’ come si fa prima dei matrimoni! Senza dubbio si tratta di uno strumento ancora poco conosciuto in Italia (non in molti altri paesi come UK, USA, Francia, etc.) e le cose poco note, com’è ovvio che sia, destano un qualche scetticismo, soprattutto quando hanno a che fare con i risparmi. Inoltre il P2P lending è soggetto a un trattamento fiscale che al momento risulta penalizzante rispetto agli strumenti di investimento tradizionali, il cui rendimento è tassato al 26%, eccezion fatta per i Btp, per cui l’imposta è agevolata al 12,5%. Il P2P lending è tassato ad aliquota marginale sul reddito: vuol dire che quello che si guadagna con questo investimento viene sommato al reddito ed è soggetto a un’aliquota variabile tra il 23% per i redditi sotto i 15mila euro e il 43% per quelli sopra i 75mila euro. Noi di BorsadelCredito.it pensiamo che sia necessaria una equiparazione che adegui al 26% la tassazione, così come altri strumenti di investimento, o che venga del tutto resa esente come avviene per i PIR che contribuiscono a fare crescere l’economia reale – che in questo caso sono le vere piccole e medie imprese italiane.

Un motivo in più per cominciare a prestare con il P2P Lending

Ovviamente, finché la tassazione resterà questa, non staremo a guardare. E contribuiremo a rendere ancora più interessante il rendimento dei nostri prestatori con promozioni esclusive. Tutti i nuovi prestatori che si iscriveranno gratuitamente nel mese di luglio 2017 da questo link e che cominceranno a prestare entro 7 giorni dalla data di iscrizione, non pagheranno le commissioni di gestione e otterranno il rimborso delle ritenute di acconto per 12 mesi: ovvero BorsadelCredito.it sconterà sull’aliquota dovuta – dal 23% al 43% – l’anticipo del 26% che la stessa piattaforma effettua di prassi. Provare non costa nulla ed è più semplice di quel che sembri!