Nel secondo semestre Opyn ha erogato 237 milioni di euro, per un totale di 391,5 milioni nell’intero anno a favore di 1275 imprese italiane. È così in cima alla classifica delle piattaforme di lending europeo. E per il 2022 punta al raddoppio, mentre evolve anche la divisione dei servizi abilitanti la transizione digitale di banche e corporate.
Con 237 milioni di euro di erogato nel secondo semestre, Opyn è la piattaforma che guida la crescita del fintech lending. Siamo la piattaforma che ha erogato di più in Europa in questo arco temporale, avendo segnato una crescita anno su anno dell’423%, con il 2020 che è stato per noi già un anno record (chiuso a quota 75 milioni di euro). È un primato tutto italiano, rilevato da P2P Market Data, che sicuramente consolida Milano nell’Olimpo del fintech.
Numeri in solida crescita anche nel 2022
Opyn conferma anche il primato di piattaforma a più rapida crescita nel 2021, sempre in termini di erogato a 391,5 milioni dai 75 del 2020. L’erogato 2021 è andato a beneficio di 1275 imprese (in aumento del 153%). Sono numeri che ci fanno ben sperare per il futuro. Le nostre proiezioni per il 2022 sono di un aumento dell’erogato a quota 500 milioni. Anche altri parametri segneranno un solido aumento: il fatturato che nel 2020 si era portato a quota 4,168 milioni è aumentato del 356% a quota 19 milioni. E i dipendenti sono passati dai 19 del 2020 a 41. Ma le prospettive sono rosee soprattutto perché il 2021 è stato un anno di profondo cambiamento in cui il valore del digitale (anche per la finanza) è diventato evidente e che, dunque, segna una pietra miliare per il futuro.
La fase 3.0 del fintech e del lending
Anche il fintech intanto sta cambiando pelle. Nel settore del lending il panorama è completamente rinnovato rispetto a soli cinque anni fa. Quando Opyn è nata, nel 2015, sul mercato italiano eravamo pionieri assoluti e praticamente senza concorrenti. Il settore è cresciuto in maniera esponenziale in termini di numero di piattaforme per poi focalizzarsi intorno ai nomi di quelle che avevano dalla loro il vantaggio di una tecnologia proprietaria che rende efficace il sistema di selezione delle aziende richiedenti. Noi eravamo tra quelle.
Oggi il lending italiano è entrato nella sua fase 3.0. Dopo aver abbattuto le resistenze di chi, clienti (persone e Pmi) e incumbent (tutto il sistema bancario) non credevano o forse non comprendevano il nostro valore dirompente, il lending si è imposto sullo stesso piano degli istituti finanziari tradizionali. E quindi opera come erogatore di credito alla pari di questi. Non solo. Una seconda direttrice di sviluppo è quella che ci vede, sempre più, come fornitori di servizi tecnologici a quegli istituti di credito. Un’evoluzione che è strettamente legata alla prima.
Il valore di Opyn sta nel digitale by design
Questo processo di maturazione è lo stesso che ha seguito Opyn. Da un lato dunque siamo diventati i maggiori prestatori non solo del Paese ma del Continente in un contesto come quello italiano fatto per la stragrande maggioranza da Pmi, che dopo il 2008 sono state penalizzate in maniera crescente da un sistema regolatorio che ha teso a proteggere il capitale delle banche ed evitare che si accumulino – come successo in passato – montagne di non performing loan. Le aziende vengono discriminate in base alla dimensione: più sono piccole, più, a parità di ogni altra condizione, sono considerate rischiose. E più le banche sono costrette ad accantonare capitale, che per prestiti sono una certa dimensione (che Kpmg stima essere 50mila euro) questi non solo non producono margini, ma rappresentano un costo. È un trend in atto appunto da Lehman Brothers. Sempre Kpmg rileva che le banche commerciali hanno perso il 33% dei loro margini di intermediazione dopo la crisi del 2008. Necessariamente hanno dovuto rivedere il loro modello di business agendo sul mix di offerta e su una maggiore digitalizzazione.
… che le banche richiedono sempre più
Con la pandemia la situazione si è fatta ancora più estrema: non solo le banche, ma qualsiasi azienda operante in qualsiasi settore di distribuzione di beni e/o servizi e priva dell’adeguata struttura digitale di supporto alle operazioni, è andata in sofferenza. In quel momento è diventato evidente che a rendere facile e rapida la digitalizzazione potevano essere le startup per le quali la digitalizzazione è la stessa ragion d’essere.
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